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Testi critici

Trivium - Atri sguardi

di Luca Cavallini
Simonetta Chierici, da sempre sensibile alla dimensione terapeutica e catartica dell’arte, traspone dubbi esistenziali e grovigli interiori sulla carta, metafora, nella sua fragilità, della precarietà dell’esistenza umana. Il suo percorso introspettivo dà vita a opere di grande lirismo, basate su composizioni astratte dominate da vortici policromi, da linee spezzate e da piccoli elementi tondeggianti e ovoidali che sembrano fluttuare in uno spazio indefinito.
Sono lavori privi di qualsiasi riferimento figurativo al mondo reale, sono paesaggi mentali, la cui forza è data dalla capacità di bilanciare l’energia del segno e dei contrasti luminosi con la delicatezza delle sfumature e delle velature.Grazie all’acquerello, Simonetta Chierici crea un elegante gioco di trasparenze e di chiaroscuri, con una gamma cromatica che spazia da colori accesi, in purezza, a campiture diafane, in una continua alternanza di pieni e di vuoti, di luci e di ombre.L’acquerello non è solo la tecnica ideale per esprimere appieno la sua sensibilità cromatica, ma le permette anche di dipingere senza l’ausilio di disegni preparatori, in modo spontaneo e istintivo, solo assecondando i movimenti della mano che scorre fluida sul foglio.Per quanto utilizzato in maniera gestuale, l’acquerello genera un linguaggio più controllato e più rarefatto rispetto alla pittura a olio e consente di tradurre sulla carta solamente l’essenza di quello che vuole rappresentare – più che raffigurare – nelle sue opere.
Nascono così sagome circolari iterate, vortici, trame di linee sospese e frammenti che galleggiano in uno spazio liquido e indeterminato: figure archetipiche tanto evanescenti quanto evocative, nate da un percorso introspettivo di riflessione esistenziale. Gli Esseri viventi, ispirati al tema delle colture batteriche e della disseminazione di creature che crescono all’interno di un flusso primordiale, segnano idealmente il passaggio tra il primo gruppo di opere e il nucleo più recente, incentrato sul mondo naturale. Partendo da una ricerca fortemente legata alla dimensione interiore, l’artista si è orientata, soprattutto in anni recenti, verso tematiche di interesse più generale, come la natura, la sostenibilità ambientale e l’equilibrio tra umanità, mondo vegetale e mondo animale.
Alla base di diversi lavori realizzati nel corso degli ultimi anni vi è un’attenta riflessione sul concetto di Antropocene, epoca geologica associata ai profondi cambiamenti – e stravolgimenti – causati dall’uomo sulla Terra, in particolare a partire dalla rivoluzione industriale. Simonetta Chierici ci porta a riflettere sulla necessità del superamento di una visione prettamente antropocentrica del mondo: l’uomo rappresenta solo una delle tante specie che popolano il Pianeta e deve quindi adottare forme equilibrate e armoniche di convivenza con le altre specie animali e vegetali. Attraverso diversi formati, inclusi origami e libri d’artista, l’autrice traspone sulla carta il fascino del mondo naturale nelle sue infinite varietà, mostrandoci la bellezza di alberi, piante, foglie e fiori, le loro connessioni con il ciclo della vita e la loro perenne forza rigenerativa.Nel Grande origami realizzato nel 2020 viene indagato a più livelli il ruolo delle piante, tramite la fotosintesi e attraverso il rapporto con altre forme di vita, mentre negli origami più piccoli si dispiega tutto il fascino della natura, con eleganti composizioni vegetali e floreali che ricoprono interamente la superficie pittorica, con una densità cromatica lontana dalle trasparenze e dai toni chiari dei lavori dei primi anni Duemila.
La fascinazione per la natura porta l’artista ad adottare un linguaggio più figurativo e più realistico rispetto all’astrattismo che caratterizza il primo ciclo di opere, privo di ogni riferimento a elementi del mondo reale.Lo stesso vale anche per l’autoritratto in cui Simonetta Chierici raffigura sé stessa all’interno di una composizione basata sui colori che, secondo gli studi scientifici, vengono percepiti dagli uccelli: opera simbolica della volontà di ribaltare la tradizionale visione antropocentrica, suggerendo la presenza di punti di vista alternativi e di nuovi modi di osservare la realtà. In bilico tra figurazione e astrazione sono invece le carte in cui dipinge sequenze di steli d’erba, frammenti di prati immaginari, in cui inserisce scritte tratte dalla lingua di una popolazione amazzonica, in alcuni casi tradotta in Italiano. È come se l’autrice, con i suoi lavori, volesse far parlare in maniera diretta la natura, dandole voce e imponendo all’uomo di ascoltarla: riflessione che si pone sulla scia di quanto avvenuto in anni recenti in diverse nazioni (soprattutto del Centro e del Sud America), che hanno ufficialmente riconosciuto la natura come entità giuridica.Anche dal punto di vista tecnico, Simonetta Chierici porta avanti una sperimentazione costante, alternando vari tipi di carta e di materiali affini, spaziando dalla trasparenza delle veline, alla corposità della carta di cotone per acquerello, alla tridimensionalità degli origami in cartone e dei libri d’artista.
La carta si presta perfettamente alla creazione di una molteplicità di soluzioni stilistiche diverse tra loro: la sperimentazione tecnica e formale non è mai fine a sé stessa, ma è sempre mirata alla definizione del linguaggio più efficace e più adatto a tradurre in pittura i temi al centro della sua ricerca. Anche nei suoi lavori più recenti, Simonetta Chierici mantiene una chiara coerenza espressiva e dimostra la capacità di affrontare temi di interesse generale e di attualità attraverso un linguaggio fortemente lirico ed evocativo.
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